PICCOLI E GRANDI INSIEME A TEATRO 2014


LA MUCCA E L'UCCELLINO

testo Lisa Ferrari

regia Lisa Ferrari e Tiziano Manzini
con Lisa Ferrari e Giulia Manzini
scene e oggetti di scena Graziano Venturuzzo e Carlo Villa
costumi Marilena Burini
"dedicato a Wesen, la bambina che sostengo a distanza"

 

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C'era una volta una mucca senza vitellino.
C'era una volta un uccellino caduto dal nido.
Quando si incontrano, la mucca trova un figlio, l'uccellino trova una mamma.
Non importa se sono di due razze diverse.
Però l'uccellino non sa di essere un uccellino, crede di essere una mucca e non vuole volare.
La mucca, invece, sa che suo figlio è un uccellino e non una mucca e vuole insegnargli a volare.
Ci riuscirà?

 

Con un linguaggio prevalentemente non verbale, con una serie di gag buffe e tenere, lo spettacolo racconta il rapporto d'amore fra genitori e figli, al di là del legame biologico. Racconta come questo amore non possa prescindere dall'impegno educativo del genitore, che deve aiutare il figlio a trovare la sua strada.

 

Lo spettacolo "La mucca e l'uccellino" racconta il rapporto che lega adulti e bambini: quello fra genitori e figli biologici; quello fra genitori adottivi o affidatari e i minori di cui hanno la responsabilità; quello fra gli insegnanti e i loro scolari. E' un legame in cui si mischiano affetto, senso di protezione, bisogno l'uno dell'altro e riconoscimento reciproco. I bambini si identificano con gli adulti cui sono affettivamente legati e tendono a riprodurne i comportamenti. Gli adulti vorrebbero proteggere ad oltranza i "cuccioli" e finiscono spesso per non vederli per quello che sono. Lo spettacolo racconta la bellezza e la difficoltà di questa relazione, suggerendo che l'adulto non deve rinunciare al proprio ruolo di accoglienza e cura ma deve saper contemporaneamente insegnare al bambino l'autonomia e l'autocoscienza.
Amare vuol dire saper dosare lo stare vicini col lasciar andare.
Si inizia con una mucca che adotta un uccellino come figlio, e il fatto che la mucca sia di una razza diversa da quella dell'uccellino sottolinea, in modo simbolico, come il figlio sia sempre una persona nuova e diversa dai suoi genitori.
Si finisce con l'uccellino che impara a volare, e volare è la metafora per eccellenza dell'acquisizione della libertà di essere se stesso.
Fra l'instaurazione del rapporto fra mucca e uccellino e la presa di coscienza della capacità di volare, lo spettacolo racconta, in modo tenero e buffo, i vari passaggi, le varie difficoltà e le progressive conquiste dell'uccellino.
Le parole chiave, che scandiscono questa crescita, sono legate innanzitutto ai bisogni di sopravvivenza: freddo, nanna, pappa, casa, cacca...
Ma ci sono anche immediatamente le parole legate a bisogni affettivi imprescindibili: paura, mamma, bravo, io sono, no, uffa...
Parole semplici, parole primarie, parole che tutti i bambini capiscono, parole che creano il legame d'amore ma anche conflitti e litigi, che vengono mostrati nei loro risvolti comici e agiti in una cornice costantemente ludica.
L'aspetto ludico dello spettacolo è sottolineato dalla modalità recitativa scelta: una continua oscillazione fra il gioco di assunzione di ruolo, cioè il "facciamo che io ero", e il gioco con i numerosi oggetti che via via vengono usati durante lo spettacolo. Così come i bambini passano con naturalezza dall'una all'altra modalità di gioco, lo stesso fanno le due attrici in scena.

 

 




Nico cerca un amico

Liberamente ispirato ad un racconto di Matthias Hoppe
Con Liliana Letterese e Andrea Lugli

 

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Il guardiano dei porci Nico è un topolino felice: ha una bella casa, gli piace giocare con i suoi amici topi, mangiare, dormire, passeggiare. Oggi però non ha voglia di giocare, non ha nemmeno fame e neanche sonno... Ha voglia di cercare un nuovo amico, un amico speciale: un amico diverso da lui. E allora parte alla ricerca. Esce di casa e incontra tanti animali, tutti diversi, alcuni grandi, altri piccoli, oppure piccolissimi. Alcuni anche pericolosi! A tutti offre la sua amicizia, ma...è così difficile trovare un amico diverso!

Tratto da un breve racconto di Matthias Hoppe, "Nico cerca un amico" è una riflessione sull'amicizia e sulla diversità proposta in un linguaggio semplice e poetico.
In scena due attori raccontano la storia con pupazzi animati a vista.

 

 

LA TRAMA

Nico è un topolino felice, gli piace leggere, mangiare, giocare da solo o in compagnia dei suoi amici topi. Ma un giorno riceve un regalo, un libro dove sono raffigurati tutti gli animali del mondo: zebre, balene, giraffe, dinosauri, e anche topolini, naturalmente! Nico rimane stupito nel vedere tutti quegli animali che prima non conosceva, tutti bellissimi e diversi tra loro. Allora comincia a pensare: "Mi piacerebbe tanto trovare un amico che non sia topolino, un amico diverso da me!" . E per trovare questo nuovo amico esce di casa e si mette alla ricerca con entusiasmo e tanta volontà. Incontra molti animali e con qualcuno di loro riesce anche a fare conoscenza, ma...trovare un così speciale sarà una ricerca molto lunga!

 

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LE FONTI

Lo spettacolo si ispira all'omonimo racconto di Matthias Hoppe "Nico cerca un amico", illustrato da Jan Lenica e pubblicato nel 1990 da Arka Edizioni, reperibile in molte biblioteche e librerie. Ecco come lo stesso Hoppe spiega i motivi che lo hanno spinto a scrivere questo racconto: "Io intendo lo scrivere i miei libri e i miei racconti come un modo di fare "politica dal basso".Con questo libro in particolare ho voluto inviare ai bambini un messaggio di sensibilità per l'amicizia. Il topolino Nico chiede a diversi animali di diventare loro amico, ma tutti gli rispondono di no, o perché sono troppo impegnati, o perché non hanno il senso dell'amicizia. Finchè Nico incontra un elefante: possono diventare amici loro due? Certo che possono! Perché loro sanno cos'è l'amicizia. Un amico è qualcuno su cui puoi contare. Gli amici sono fedeli e si aiutano a vicenda. Non necessariamente devono essere grandi uguali o avere la stessa forza, quello che conta è che si capiscano e si vogliano bene. Questo è il messaggio che ho voluto mandare ai bambini, perché imparino subito cosa significa essere amici, una cosa molto importante per tutta la loro vita e, io spero, per un mondo migliore."

 


GLI APPROFONDIMENTI POSSIBILI

Molte sono le storie che parlano di amicizia e di diversità rivolte ai bambini delle scuole d'infanzia e per le prime classi della scuola primaria. Eccone una breve bibliografia: In una notte di temporale / Yuichi Kimura; illustrazioni di Simona Mulazzani. - Firenze : Salani, 1998. Le favole di Federico / Leo Lionni ; prefazione di Bruno Bettelheim - Milano : Emme, 1990 Nino e Sebastiano / scritto da Rene Escudie ; illustrato da Ulises Wensell. - Trieste : E. Elle, 1991 Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare : romanzo / Luis Sepulveda ; Firenze : Salani, 1999. Insieme si fa festa! / una storia di Luigi Dal Cin ; illustrata da Maria Sole Macchia. - Roma : Lapis, 2010. La storia della rana ballerina / Quentin Blake . - Novara : Interlinea, 2008 Qualcos'altro / Kathryn Cave, Chris Riddell . - Milano : Mondadori, 2002 Leo, Meo o Teo? : un racconto / di Max Bolliger ; illustrato da Jozef Wilkon. - Milano : Arka, 2000 Orsacchiotto dove vai? / Hans de Beer ; traduzione di Giulio Lughi. - Trieste : EL, 1987 Orsacchiotto vengo con te / Hans de Beer ; traduzione di Giulio Lughi. - Trieste : E. Elle, c1990


LA COMPAGNIA

L'Associazione Teatrale "Otiumetars - Il Baule Volante" opera professionalmente ed in forma esclusiva nel settore del Teatro-Ragazzi dal 1994. Ha preso parte a festival di teatro di rilevanza nazionale ed internazionale. Partecipa annualmente con i suoi spettacoli a rassegne di teatro per le scuole e per le famiglie su tutto il territorio italiano. Dal 2007 a oggi la compagnia ha compiuto diverse tournèe in Spagna, Francia e Svizzera,. Le tecniche utilizzate negli spettacoli sono diverse, dal teatro d'attore a quello di figura, a quello di narrazione, ma sempre con l'intendimento di ricercare un teatro per ragazzi che non abbia confini d'età. L'attività della compagnia si svolge poi mediante un intenso lavoro sul territorio ferrarese con spettacoli e laboratori teatrali all'interno delle scuole materne, elementari e medie. Ha conseguito alcuni premi di livello nazionale tra cui la menzione speciale della giuria del Premio ETI-Stregagatto 2002 e la menzione speciale del Premio Nazionale Eolo Awards 2006.

Galleria
 
 
 
 
 
 
 

Programma

UN ANATROCCOLO IN CUCINA
Spettacolo comico senza parole

Liberamente ispirato a "Il brutto anatroccolo"

di Hans Christian Andersen

produzione Eccentrici Dadarò
di Simone Lombardelli
con Simone Lombardelli
regia Dadde Visconti
musiche originali Marco Pagani
durata 50 minuti
età 3-8 anni

 


La cucina di un grande ristorante. Un lavapiatti sommerso dal sapone. Suoni e voci che ridono di là dalla porta. Un sogno: quello di essere dall'altra parte, seduto a quella festa, a ridere e cantare con chi sta "insieme".

Ma qualcuno deve pur preparare per la festa! E allora tocca a lui.

E mentre secchi, pentole, tazzine e piatti, bicchieri e strofinacci sembrano non voler stare mai al loro posto, mentre ad ogni attimo di distrazione paiono prendere vita propria, lui non si abbatte e, anzi, si mette ancor più d'impegno per fare del suo meglio e, magari, piacere un po' anche lui... Ma niente, ogni tentativo è goffo e ogni speranza un tonfo.

Allora non resta che sognare. Sognare di fare come quel brutto anatroccolo, che una mattina si svegliò e si scoprì cigno pronto per volare... sì, proprio come in quella fiaba.

Rievocando l'affascinante atmosfera del cinema comico muto degli anni '20, raccogliendo la magia della pantomima e della clownerie, sorprendendo con bolle di sapone giganti e bicchieri che suonano, lo spettacolo, ispirato alla favola de "Il brutto anatroccolo", tratta con note leggere il tema della diversità, reale o immaginata, il bisogno di essere accettati e di far parte di un gruppo.

Oggetti quotidiani che diventano mezzi magici e fantastici; il linguaggio non verbale per comunicare temi importanti come il confronto con l'altro diverso da noi, e come la possibilità, ogni giorno, di perdere o sbagliare, anche di cadere, ma senza smarrire mai l'entusiasmo e il coraggio di rialzarsi e ripartire.